Archive for the ‘Esperienze’ Category

Claudia, Francesco ed Emanuele

Pubblicato il: 25/2/2012 da Amici del Peru No Comments

Cari amici, siamo rientrati in Perù da due settimane e questa volta insieme al nostro piccolo Emanuele. Vogliamo ringraziare gli amici che nei sei mesi di permanenza in Italia ci sono stati vicini condividendo con noi la nascita del nostro bambino e tanti bellissimi momenti trascorsi insieme.
La cosa strana è come ci si possa sentire a casa in Italia come in Perù. Il nostro lungo viaggio ci ha portato da Lima ad Arequipa (una bella città al sud del paese) dove abbiamo soggiornato per cinque giorni a casa di amici peruviani ed è stata una bellissima esperienza di accoglienza e di generosità.
Arrivati a Cusco ci siamo sistemati nella nostra casa arredandola per il nuovo arrivato, Emanuele, che si sta acclimatando benissimo all’altura e al freddo andino.
In una settimana siamo anche riusciti a mettere in moto tutto quello che avevamo lasciato riguardo ai progetti a Livitaca e a Cusco. Abbiamo incontrato sia gli amici del Club Lions di Santiago, con i quali abbiamo in progetto di aprire un ambulatorio dentistico, sia il nuovo responsabile del Centro di Salute S. Gemma Galgani di Livitaca per pianificare le attività di questo anno. Abbiamo anche ricominciato ad aiutare alcune famiglie in difficoltà di Cusco.
Ci siamo riuniti con Padre Tomas, parroco di Livitaca , per riprendere il lavoro con la parrocchia e organizzare la campagna di salute in tutta la provincia di Chumbivilcas che si terrà a Settembre.

Da pochi giorni sono arrivati Chiara, Iacopo e Andrea per iniziare a Livitaca il nuovo progetto della casa solare. Loro sono i primi di una lunga lista, che si alterneranno, per diversi mesi, a fianco dei contadini nell’intento di migliorare le condizioni di vita delle case campesine e delle famiglie.
A questo proposito ci siamo riuniti con il Sindaco di Livicata e i suoi assistenti che hanno dato massima disponibilità e partecipazione al nuovo progetto, così come stanno terminando la costruzione della residenza per i volontari e la casa materna, adiacenti al nuovo Centro di Salute che si stà ultimando.
Il comune si è reso disponibile al trasporto di tutti gli arredi necessari per la residenza da Cusco a Livitaca, così come delle 50 biciclette, che in Ottobre regaleremo ai promotori di salute del distretto.

Ci siamo anche incontrati, anche se solo per alcune ore, con “l’amico della foresta”, Alessandro, che vive da anni a Puerto Maldonado nella foresta amazzonica e con il quale abbiamo ogni anno progetti in comune.

Comunque al di là delle cose fatte e da fare ciò che ci fa piacere è vedere l’amicizia di tante persone peruviane che ci vengono a trovare per condividere la gioia della nascita del nostro piccolo e le visite numerose degli amici italiani che percorrono con noi il cammino della solidarietà e della condivisione. Tutto questo ci rende ancora più felici e rafforza il nostro impegno in questo paese.

Infine vogliamo ringraziare l’ufficio missionario, Don Silvio e il Vescovo Castellani che ha rinnovato la convenzione per la nostra permanenza in Perù e soprattutto le nostre famiglie che ci accompagnano sempre e soprattutto in questi mesi con la nascita del piccolo Emanuele, sicuramente rattristate dalla partenza, ma consapevoli della nostra scelta.

Un abbraccio a tutti.

Francesco, Claudia, Emanuele

La Missione

Pubblicato il: 25/2/2012 da Amici del Peru No Comments

Devo a Riccarda, come molte volte è accaduto in questi anni di amicizia, quest’ultima riflessione, a “valigie aperte”, mentre mi preparo a partire per un nuovo viaggio in Perù.

Che cos’è missionario e cosa non lo è?

In associazione ci siamo interrogati spesso su questo argomento perché il nostro gruppo è così eterogeneo e vario che lemotivazioni dell’impegno di ciascuno possono essere diverse da quelle degli altri. Diverso è anche, probabilmente, l’ideale di cooperazione e missionarietà che ci anima. Ma in questo sta la ricchezza e la forza degli Amici del Perù.

Missionario, per me, è ciò che apre il cuore all’incontro con l’altro.
E’ già missionaria, forse, la curiosità che ci spinge al viaggio, non tanto verso qualche meta vacanziera, ma verso la vita e la cultura di è lontano da noi, diverso da noi.
E’ missionario il tempo dedicato a qualcuno, speso per un progetto che non porta denaro, regalato ad un’ idea di solidarietà.
E’ missionario, per me, il reciproco incontrarsi e raccontarsi di persone che scelgono la pace e il dialogo come stile di vita.
E’ missionaria la gioia di vivere di Claudia, Francesco e Emanuele, che fanno famiglia, rinunciano alle certezze occidentali e scelgono il “nomadismo innamorato” di chi vuole sentirsi a casa ovunque nel mondo.
E’ missionaria la generosità di coloro che, pur rimanendo a casa, sostengono quotidianamente l’opera dei volontari, sentendosi parte di un unico progetto di solidarietà.

E’ possibile fare una scelta missionaria da soli?
Forse si, ma io sono felice di far parte di un’associazione che ha scelto, con coraggio e chiarezza, la strada della condivisione e della corresponsabilità.
Se una scelta di missione e di cooperazione spesso nasce nell’intimo della coscienza, quella stessa scelta diventa matura e responsabile solo quando incontra gli altri. Quando viene messa in discussione. Quando accetta il dialogo culturale. Quando suscita scelte di altre persone. Uguali. Diverse. Comunque non giudicabili.
E’ missionaria, per me, un’associazioneche sceglie di essere “cantiere aperto” e non si chiude alle idee e alle esperienze di chi si affaccia.
E’ missionario dare spazio alla creatività solidale, alla diversità, alla originalità.

Non è missionaria la chiusura. Non è missionaria quella supposta superiorità che ci porta, talvolta, a crederci migliori degli altri.
Non è missionaria l’imposizione di un ruolo o di un modello culturale.

E’ missionaria l’incoscienza di dare quel poco che si ha. Adesso.Senza aspettare di avere i forzieri pieni di denaro o di saggezza.

… E’ tempo di chiudere le valigie e partire. Sono le valigie del presidente. Lo dico con ironia, ma non devo dimenticarlo…

Ringrazio Dio per questa nuova opportunità di incontrare amici che vivono dall’altra parte del Mondo.

Come sempre, porto idealmente con me anche ciascuno di voi, che sostenete e amate questa nostra piccola associazione.

E’ questa condivisione, questa vicinanza, che ci consente di essere strumenti dei piccoli miracoli quotidiani che ogni giorno si realizzano in Perù.

A presto.

Marco Regattieri

Le esperienze della Debby

Pubblicato il: 25/2/2012 da Amici del Peru No Comments

Arriviamo davanti a una piccola cappella…
E’ tutto buio e dopo circa un quarto d’ora di strada sterrata, naturalmente in quello che ormai è diventato il mio posto fisso, la bauliera della macchina di Francesco ad accoglierci ci sono un gruppo di ragazzi e milioni di stelle che fanno dei disegni fantastici nel cielo…
Entriamo in quella stanzetta in mezzo al nulla, dispersa sulle Ande e illuminata solo da qualche candela. Wilber, un ragazzo che è come un educatore per tutti quei bambini, incomincia a parlare, spiega a tutti i ragazzi che stasera ci sono degli ospiti venuti dall’Italia e ci fa presentare uno a uno…

Intanto atri bambini continuano ad arrivare e naturalmente ognuno che entra deve dire il suo nome.
Dopo le presentazioni arriva il momento in cui ognuno può fare vedere quello che sa fare, le prime che si esibiscono sono due bambine, cantano insieme e ci contagiano tutti con quel sorriso stampato sulla faccia, poi un bambino si mette a suonare la chitarra, una bambina si alza e invita a ballare il mio babbo…
E’ una scena bellissima quando tutti presi dalla musica si alzano in piedi e si divertono, per circa un ora continua questa esperienza bellissima…
Si raccontano poesie, si canta e si balla senza luce, senza niente…
Ma si riesce a divertirci ugualmente…

L’esperienza in Perù è stata una delle cose più belle che io abbia mai fatto…
Un viaggio istruttivo che mi ha permesso di capire quali sono veramente le cose importanti della vita, capisci come siamo fortunati ad avere tutte le comodità come l’acqua, la luce e tante altre cose che sono superficiali e inutili…
Quella sera a Wilki è soltanto uno dei tanti episodi che ricorderò per sempre di questo magnifico viaggio e spero un giorno di poterci tornare e trovare sempre lo stesso spirito e soprattutto le solite candele e non un interruttore e una lampadina!

Cambiare essendo sempre uguali

Pubblicato il: 25/2/2012 da Amici del Peru No Comments

Partire, vivere, vedere, assaporare, rendersi conto, chiedersi, amare, incuriosirsi, soffrire, e tanti altri “essere” che mi sento addosso in questi mesi, ma cosa cambia e cosa è cambiato?
Tanto, tutto o niente?Non lo so spiegare.. completamente cambiata, ma la solita Chiara. Cosa mi è successo?

Una PARTENZA come scelta di vita, il viaggio che aspettavo da sempre, per VEDERE se il mio futuro poteva essere davvero così.
E VIVERE milioni di emozioni, esperienze che non possono non cambiarti, poter essere dall’altra parte del mondo (fisicamente e economicamente) per RENDERSI CONTO che il mondo non è tondo, ma è a livelli.
Riuscire ad ASSAPORARE lo stesso il bello, sia del viaggio, che del luogo e della gente.in quattro mesi mi sono CHIESTA molte cose, mettendomi in discussione in prima persona, a volte scuotendo la testa mi domandavo come avevo potuto dare importanza a certe cose che nella mia vita sono state importanti, alle mie proteste e alle discussioni su certi diritti che pensavo di non avere.
Poi ritrovarmi lì ed essere a contatto con realtà e persone diventate amiche che non hanno nessun tipo di difesa, di solidarietà, di diritti.
Mi sono sentita in gabbia, avrei fatto la rivoluzione, ma a volte basta parlare con una persona per capire che non puoi portare il tuo pensiero europeo, magari giusto, in un paese dove la realtà i costumi, la società, la vita, tutto è completamente diverso.il mio professore mi disse “per la tesi che vuoi fare, minimo devi vivere per 4 mesi sul posto”; ed è la pura verità.

Puoi vivere la SOFFERENZA delle persone, ti entra nello stomaco, e allo stesso tempo capisci che il tuo contributo non può essere istintivo.Ti metti a studiare le dinamiche di questa società negli anni, biblioteche, fotocopie, interviste, la CURIOSITA’ del perchè….T
i senti di aver sempre vissuto in un altro mondo e ti chiedi come sia possibile che le persone non facciano niente per cambiare qualcosa. Ti senti allo stesso tempo parte di questa categoria “le persone che non fanno niente per cambiare qualcosa” immersa in uno stile di vita frenetico che ti fa sentire un alieno nel mondo Perù.
Poi però mi sono innamorata di un abitante del mondo Perù, e questo, oltre a farmi sentire felice come tutte le persone che si innamorano, mi ha fatto vedere il mondo tondo, mi ha fatto trasformare da alieno ad abitante del mondo, e mi ha confermato la mia speranza…. il mondo può essere tondo se lo vogliamo.

Chiara Giambastiani

Tante mani, un solo cuore

Pubblicato il: 25/2/2012 da Amici del Peru No Comments

Tra poco ci sposeremo e partiremo per il Perù. Questa frase riassume ciò che siamo e che saremo, un cammino a due ma anche insieme a tanti altri.
Certo con tante incertezze per il futuro, che alcuni ci ricordano: lasciare il lavoro, le cosiddette certezze per qualcosa di insicuro e forse anche fuori moda, ma è anche vero che, evangelicamente parlando, la razionalità e la sicurezza delle cose non possono far parte di noi, né qui, né in Perù. La certezza è di fare ciò che dal profondo del cuore desidera venir fuori e diventare vita.

In questo periodo, di preparazione, ci chiediamo chi saremo in Perù e come poter concretizzare la nostra presenza.

Con spontaneità ci viene da pensare che saremo le ultime mani che compiranno gesti che centinaia di altre mani hanno compiuto in Italia, saremo i messaggeri del desiderio dell’incontro con il popolo peruviano, da parte della nostra associazione.

Insieme a Maurizio vogliamo rafforzare il ponte di solidarietà che da tanti anni esiste tra l’Italia e il Perù nel segno dell’accoglienza, verso i nostri fratelli peruviani e italiani che verranno nella missione.

Siamo sicuri di non essere soli in questo cammino, gli amici dell’associazione e tanti altri saranno vicino a noi e condivideranno la nostra esperienza, padri e madri di famiglia, giovani e meno giovani e a tutti diciamo grazie per quello che avete fatto e fate per il Perù.

Tante mani che lavorano, un solo cuore che pulsa di amore e fraternità.

HASTA LUEGO, HERMANOS

 

Compagni di viaggio 2001

Pubblicato il: 25/2/2012 da Amici del Peru No Comments

Il pulman che ci avrebbe portato da Cuzco a Paucartambo era stranamente in orario e caricate le nostre cose eravamo pronti per il lungo viaggio verso la provincia che accoglie una delle mense del Gruppo Agape. Era quasi notte e il percorso di 110 Km che ci aspettava si snodava su una strada sterrata e molto stretta, tra buio assoluto e burroni di mille metri. Il pullman stracarico di persone, cose, animali a fatica saliva fino ai 4200 m per scendere poi tra le gole, tanto che sembrava di essere sulle montagne russe, mentre pregavamo in silenzio perché l’autista fosse sobrio e ben sveglio.
All’interno il freddo cominciava a farsi sentire mentre tra la calca delle persone stipate all’inverosimile c’era chi parlava, chi dormiva e chi come noi guardava dal finestrino il nulla nella notte, con il sottofondo continuo di una musica apparentemente sgraziata che fuoriusciva dagli altoparlanti.

In piedi, nel corridoio, vicino al mio posto a sedere c’era una ragazzina, avrà avuto 12 13 anni e stava barcollando dal sonno e dalla stanchezza mentre si appoggiava al suo sacco di verdure.
Mi accorsi che piano piano stava cercando un punto dove appoggiarsi e poco dopo la trovai seduta sul posabraccio del mio sedile.
La guardavo mentre in dormiveglia veniva sballottata dalle buche della strada e dalle curve che la facevano dondolare a destra e a sinistra.

Mi sono chiesto chi fosse e da dove venisse quella ragazza poco più che bambina.
Forse tornava a casa dopo aver tentato di vendere quel poco che aveva nella città, stanca di un viaggio di 6 ore. Lo sguardo allora è andato oltre, sulle persone che viaggiavano con me, e il pensiero sulle condizioni di questo popolo che da sempre vive nella povertà, senza futuro. Presi coraggio e dissi alla ragazza di sedersi accanto a me. Lei mi guardò un po’ sorpresa forse perché uno straniero le aveva rivolto la parola e senza rispondere accettò.
Eravamo in 3 su dei sedili che appena ne potevano contenere 2 e stavamo molto stretti mentre il pulman continuava la sua strada.

Poco dopo lei si addormentò di nuovo appoggiandosi sulla mia spalla ed io provai una sensazione bellissima. Poche volte in 10 anni di esperienze peruviane mi sono sentito così vicino a questa gente. Anzi è meglio dire che è la gente che si è avvicinata a me. Si perché per me in quel momento lei era tutto il suo popolo con il carico di miseria e dignità che si portava dietro. Quel posto non era più il mio posto ma il nostro e non più il mio viaggio ma il nostro viaggio, verso Paucartambo verso casa.Dopo un po’ giungemmo a destinazione, era l’uno di notte, tutti allora si affrettavano a prendere le proprie cose mentre la piazzetta poco illuminata del paese era piena di gente, perché l’arrivo del pulman è l’evento più atteso della giornata a Paucartambo. C’erano tanti bambini malgrado l’ora e le ragazze che lavorano alla mensa erano ad aspettarci.Anche lei ancora assonnata si alzò mi sorrise e preso il suo sacco di verdure si disperse fra la gente.

Mi domandai dove abitasse, se la sua casa fosse in paese o se avesse dovuto camminare magari 2 ore per arrivare in una comunità di campesinos, nella notte.
Questo viaggio in Perù si è rivelato un esperienza importante per la mia vita, ha rafforzato il desiderio di impegnarsi per queste persone, mi ha condotto alla scoperta di un mondo diverso e di me stesso, mi ha rivelato il volto di Cristo nei poveri, Cristo che mi fa vedere le cose la dove sembra che non ci siano. La speranza. Ho visto la povertà, la malattia, la denutrizione, l’ingiustizia ma anche la trasparenza la dignità e l’accoglienza. Ho visto un popolo fiero della propria storia, della tradizione, un forte senso di appartenenza alla terra come fonte di vita. Ho visto quello che non avrei potuto vedere se non con occhi diversi perché come è scritto a grandi lettere sul muro della mensa di Paucartambo “Ogni giorno la speranza sorge prima del sole”.

Francesco

Riccarda e Angelo

Pubblicato il: 25/2/2012 da Amici del Peru No Comments

Una goccia d’acqua nell’oceano della necessità, ma una goccia d’acqua che sarebbe mancata all’oceano se non ci fosse stata.” Pensando a questa frase di Madre Teresa di Calcutta trovata in un libro di Dominique La Pierre, ho pensato con mio marito di affrontare per la seconda volta un viaggio nel nostro amato Perù.

Un’adozione a distanza fatta circa 4 anni fa, grazie all’Associazione Amici del Perù, ci ha permesso di conoscere un mondo che non trovo le parole per descrivere. Un viaggio che si è rivelato prima di tutto un cammino alla scoperta di se stessi e poi degli altri.

Nella città di Cuzco vive da quasi 10 anni un missionario laico Maurizio Caneva. Nei dipartimenti periferici della provincia ha fondato 2 comedor, mense per bambini e un dispensario medico. L’occasione che si presenta quest’anno per andare là è l’inaugurazione del nuovo Comedor di Paguro, un paese situato 80 Km a sud di Cuzco. Quest’anno non siamo soli ma in sette perciò il viaggio non è solo un confronto con la realtà di là, ma anche un saper vivere con gli altri, un saper condividere e accettare quello che ci viene offerto. I nostri amici e familiari sono scettici riguardo alla partenza e scherzando ci dicono:”Ma come una festa di venerdì 17?” Ebbene sì, questa è la data scelta per inaugurare il nuovo edificio. Incuranti di queste considerazioni ci avventuriamo in un viaggio ai limiti della sopravvivenza. La meta, Paguro, un paesino sperduto sulle Ande a 3200 m di altezza raggiungibile solo con un pullmann che parte da Cuzco.

Il pullmann accoglie passeggeri fino ad esaurimento, si vedono persino posti in piedi e con noi viaggiano un cane e una pecora. La strada non è asfaltata e così stretta che non ci passano due macchine. Il viaggio dura circa due ore se non succedono imprevisti come forare una gomma o il motore che si fonde. Per arrivare al paese si passano anche vette della cordigliera andina che raggiungono i 4000m; il paesaggio è impressionante, direi desolante, solo terra e sassi. A quell’altezza sembra di essere sospesi sul mondo. Fortunatamente alla vettura non succede niente ed arriviamo al paese verso le sei del pomeriggio, lì è già notte.
Le ragazze che collaborano con Maurizio ci vengono ad accogliere. Esse vivono con i loro figli nel vecchio edificio, un mercato ortofrutticolo, dormono tutte in una stanza e la stanza dove mangiano e cucinano ha solo un tavolo e quattro seggiole.

In un angolo c’è il bagno: una buca scavata nel cemento. Tutto è uguale all’anno passato come se il tempo si fosse fermato. In quello spazio non c’è posto anche per noi così ci hanno trovato una sistemazione all’ostello pubblico: una stanza sopra un ristorante che odora di cherosene e di cucina. Ci sono dieci letti in cui oltre a noi dormono anche persone che al mattino seguente devono prendere il pulman per tornare a Cuzco.
Al mattino ci alziamo presto e facciamo colazione con le ragazze, mate de coca e biscotti che abbiamo portato noi. Assunta, una di loro, ci dice che se vogliamo possiamo andare a vedere il nuovo Comedor e iniziare a preparare qualcosa per la festa. Ci incamminiamo ma ad un certo punto la strada è interrotta perché degli uomini stanno costruendo con argilla e acqua i mattoni per una nuova casa. Essi si fermano e ci lasciano passare. L’edificio della mensa è come quella goccia in un oceano, ma risplende di una tale luce che rimaniamo abbagliati. L’intonaco esterno è di un bel bianco, cosa rara visto che solo pochissime case sono completate. Con nostra grande sorpresa la casa non è finita, è solo al grezzo, mancano porte e finestre e i solai interni. Nel cortile ci sono ancora le pietre scavate per costruire i fondamenti e il fango usato per costruire i mattoni.

Maurizio ci dice che all’inaugurazione sono invitate tutte le autorità del paese dal sindaco al prete ai professori della scuola e saranno lì per le ore 13.00. Dobbiamo rimboccarci le maniche e così spostiamo le pietre, rastrelliamo il fango e prepariamo gli addobbi.

Per l’ora stabilita tutto è pronto e la festa con la sua scenografia che all’inizio sembrava impossibile da realizzare in quelle condizioni è allestita. Vengono pronunciati i discorsi di tutte le autorità del paese ed anche il discorso del responsabile dell’Associazione Amici del Perù, è un momento di grande commozione e in sottofondo la chitarra suona la melodia della messa. Le donne i bambini e gli uomini scherzano e ridono, non spesso gli capita di poter abbandonare il quotidiano. Ai commensali viene offerto il maiale preparato dalle donne del paese accompagnato da una bevanda tipica, la “chicca”. I bambini ballano le danze della selva e in quel momento chiamano anche noi a ballare. Sentiamo allora di essere così vicini che tutte le differenze ci accomunano.

La festa durerà fino a sera inoltrata ma noi verso le 21.30 decidiamo di andare a dormire. Siamo così stanchi che non sentiamo neppure l’odore del cherosene in camera, ma ci accomuna il pensiero che da tempo non ci divertivamo così, solo con cose semplici e pensando che la cosa più importante è conoscere il prossimo. La nostra avventura non è che l’inizio di un cammino che ci accompagna ogni giorno, ci aiuta pensare che quei bambini sono il futuro del paese e devono magari grazie anche al nostro piccolo ed umile aiuto vincere la loro scommessa.